Essere schietti: pregio o difetto? – Digital4Pro

Essere schietti: pregio o difetto?

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In molti colloqui ho sentito persone indicare tra le proprie caratteristiche individuali la schiettezza. C’è chi la mette tra i pregi, chi tra i difetti, chi ci gioca dando a questo tratto entrambe le valenze.

Come sempre è importante partire dando alla parola il giusto significato. Più di un dizionario indica la schiettezza come genuinità, franchezza, spontaneità, sincerità, lealtà. Nella sua accezione più pura, quindi, la schiettezza appare assolutamente come un pregio.

Attenzione però: nelle relazioni interpersonali tutto diventa più complesso, ambiguo e confuso.

È per questo che dire le cose come stanno (o come si vedono, o quello che si pensa…) può anche leggersi come dire cose che altri non vorrebbero sentire, magari anche solo in quel particolare momento, in quella circostanza, di fronte ad altri… ecco le prime sfumature su cui vorrei riflettere.

Visto che siamo all’inizio dell’articolo, voglio aggiungere un altro aspetto. La schiettezza è unicamente parte del carattere o ha anche una componente di scelta?

E ancora, cosa pensiamo davvero di chi ci dice “scusa, ma io sono fatto così: dico sempre quel che penso”?

Piano piano diventa evidente che la schiettezza, o almeno un eccesso di schiettezza, rischia di essere vista e vissuta dal prossimo, se non gestita con cura, come un’offesa, un insulto, un attacco alla persona.

Nulla toglie al fatto che la sincerità sia una dote apprezzabile, ma bisogna essere capaci di usarla nel modo giusto e nella quantità corretta. Un difficile equilibrio tra l’evitare di cadere nella mancanza di rispetto e non essere comunque falsi e ipocriti.

Nel linguaggio comune la schiettezza ha acquisito il significato intrinseco di dire le cose sì con sincerità, ma anche un po’ senza tatto, incuranti dei sentimenti altrui. È bene ricordare che le opinioni personali dovrebbero sempre essere espresse in maniera gentile, cortese ed educata. Non è mai giustificabile, tantomeno in nome della franchezza, creare imbarazzo, offendere o denigrare.

È in questo senso che alla persona di prima che dice cose indelicate o inopportune con la giustificazione “scusa, ma io sono fatto così: dico sempre quel che penso” di getto mi viene da controbattere “ma chi te l’ha chiesto?” o ancora “la tua schiettezza a me non piace”…

Fra l’altro mi coglie il dubbio se questa sbandierata necessità di essere sinceri a tutti i costi sia davvero incontenibile e guidata da un’onesta voglia di aiutare l’altro o invece nasconda una leggera malizia, un desiderio di mettersi in mostra, un pizzico di scaltrezza o addirittura meschinità.

Il tema si allarga a macchia d’olio: un altro elemento da valutare è anche la persona destinataria di tale schiettezza. Capirà o si sentirà solo ferita? Gli stiamo dicendo davvero cose che già non sa?

Con uno sguardo un po’ al passato e al buon senso, richiamo quindi il valore delle buone maniere, dell’empatia, della sensibilità in ogni tipo di comunicazione, dove deve essere bandita ogni forma di giudizio e di verità assoluta.

Nel mondo del lavoro la schiettezza è uno dei tratti della personalità organizzativa che viene osservato nei candidati ed in particolare si pone nell’area delle Relazioni con le Persone, nel sottoinsieme dell’assertività. (se vuoi approfondire, puoi leggere il mio articolo Il valore della personalità nel mondo del lavoro)

Coloro che hanno alti valori di schiettezza esprimono liberamente le proprie opinioni, manifestano senza filtri il proprio dissenso e sono pronti a criticare gli altri. In particolare, espongono le proprie convinzioni in libertà e senza sentirsi a disagio. Sono propensi a dire agli altri, esplicitamente, se sbagliano o se hanno convinzioni diverse dalle loro. Non si tirano indietro nelle controversie e sostengono vivacemente il proprio punto di vista nelle discussioni e nei dibattiti. Critiche, dissenso, rifiuti non li scalfiscono e spesso questo li porta a mettere a disagio le altre persone.

Di contro chi ha valori bassi di schiettezza si astiene dal criticare gli altri, tende a non esprimere il proprio punto di vista e si trattiene dal rivelare i suoi pensieri e le sue opinioni. Sono quindi persone caute nel manifestare i propri pareri, non sono portate a criticare gli altri e sono a disagio nelle discussioni e nei dibattiti. Difficilmente si appassionano o entusiasmano su argomenti tanto da discuterne e confrontarsi con altri.

Tra questi due estremi, come ovvio, vi sono posizioni intermedie di persone che esprimono liberamente i propri pensieri bilanciando con attenzione l’essere diretti con la diplomazia. C’è chi è in grado di sostenere il confronto con altri, senza comunque arrivare allo scontro. Chi ancora valuta con attenzione quando può essere opportuno esprimere le proprie opinioni e comunque non critica gli altri. Oppure persone che esprimono critiche piuttosto che opinioni.

Alcune analisi mettono in evidenza che tendenzialmente il genere maschile è più schietto rispetto al femminile. Con il passare degli anni il genere maschile rimane abbastanza stabile nei suoi valori, mentre il genere femminile tende ad abbassare il proprio livello di schiettezza.

Come capita in molti tratti della personalità organizzativa, questa caratteristica non va vista a se stante ma in correlazione ad altri tratti che la possono sostenere o moderare verso aspetti più positivi o negativi.

Con questi elementi di dettaglio forse ora avete le idee un po’ più chiare se tra le vostre caratteristiche individuali potete anche aggiungere la schiettezza. Nel caso, fate tesoro di una famosa frase di Khalil Gibran (romanziere, filosofo, poeta, artista – Libano nel 1883, Stati Uniti 1931) che sostiene:

se dovete essere schietti, siatelo sempre con garbo; altrimenti, restatevene in silenzio.

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