Esiste il lavoro dei propri sogni? – Digital4Pro

Esiste il lavoro dei propri sogni?

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Molto spesso ai bambini si chiede “che lavoro vuoi fare da grande”? Le risposte sono variegate e soprattutto – come è giusto che sia – prive di qualunque razionalità. Ogni bambino immagina di poter fare qualunque cosa e quindi vi sono aspiranti calciatori, poliziotti, astronauti, ballerine, chef, agenti segreti, vigili del fuoco, influencer, e anche supereroi!

 Più si cresce e più questi sogni sbiadiscono, rendendosi conto, spesso con l’influenza degli adulti, che il mondo del lavoro ha regole precise a cui bisogna sottostare.

Si prende quindi via via coscienza dell’aspetto più realista che si fonda su capacità e conoscenze, percorso di studi, collocazione geografica, ma anche – ad esempio – disponibilità a viaggiare, orario di lavoro, caratteristiche personali…

Per dirla in tutta franchezza, capire quale è il lavoro desiderato e giusto per sé non è sempre facile. Poi, nel caso, va anche trovato ed ecco quindi che sapere quali sono i mestieri più ricercati del momento o dei prossimi anni diventa un altro tassello rilevante.

 Già da queste poche righe è evidente che il puzzle è complesso (molto), ma partire mettendo a fuoco le proprie necessità e le proprie aspirazioni è, a mio avviso, un’impostazione particolarmente accorta e lungimirante, sia per i giovani che si apprestano ad entrare nel mondo del lavoro, sia per chi nel mondo del lavoro è già, ma non ha ancora trovato la propria piena identità e anche per chi, suo malgrado, si trova a doversi reinventare.

Confucio ci offre su questo tema la nota massima che ci dà un primo spunto per i ragionamenti a seguire:

Scegli un lavoro che ami e non dovrai lavorare un giorno nella tua vita

E su questo le opinioni si aprono a ventaglio.

Ci sarà chi dice che il lavoro è lavoro e andare a lavorare non può piacere, chi sarà pronto a sostenere che anche un lavoro che piace particolarmente ha inevitabilmente aspetti seccanti o antipatici, chi affermerà che il lavoro serve per guadagnare e non per divertirsi, chi sarà pronto a ricordare che ogni novità diventa nel tempo routine noiosa e così vale anche per il lavoro… Tutto vero. Ma ci sarà anche chi, con tutte le giuste sfumature, concorderà che è possibile fare un lavoro che piace e gratifica e già solo per questo è più leggero.

Ecco perché io suggerisco di perseguire l’obiettivo di cercare il lavoro giusto (o almeno il più giusto possibile).

A questo fine trovo che sia particolarmente d’aiuto il metodo Ikigai, un’antica filosofia giapponese che letteralmente significa “la propria ragione d’essere e di esistere” e che per molti è ritenuto uno dei segreti della longevità e serenità del popolo del sol levante. Trovare ciò che dà gioia, che fa piacere, uno scopo nella vita sostiene il benessere psicologico che – a sua volta – influenza positivamente il benessere fisico; il tutto con effetti benefici non solo per sé, ma anche per gli altri e la società in generale.

Molti approcci moderni e occidentali hanno preso spunto dall’Ikigai: tra questi il più noto è probabilmente quello condotto da Marc Winn (MarcWinn) che ha reso particolarmente chiaro il sistema utilizzando anche il diagramma di Venn che vedremo più avanti per spiegare come cercare il lavoro che possa fare svegliare motivati e pieni di energia ogni mattina.

Il metodo prevede di iniziare con il rispondere ad alcune domande:

  1. Cosa ti piace fare? La domanda è facile, la risposta meno. È necessario fermarsi a riflettere, osservare ed esaminare sé stessi. Un momento di autovalutazione, a cui può seguire anche una ricerca di feedback da parte di chi ti conosce bene e di cui ti fidi. Una volta fatto l’elenco delle attività che fai con slancio, che ti appagano e soddisfano, cerca in queste gli aspetti che maggiormente gradisci. Il contatto con gli altri, stare all’aria aperta, conoscere nuove cose, avere potere, autonomia, denaro, competizione, lavoro in squadra, creatività: l’elenco è davvero lungo. Ora puoi passare alla seconda domanda.
  2. Cosa sai fare bene? Anche questa domanda trova riscontro nella conoscenza di sé. Stendere questo elenco sarà probabilmente un po’ più semplice del precedente. Riflettendo, potrai riconoscere che ti riesce particolarmente bene – ad esempio – guidare, scrivere, cantare, ascoltare gli altri, cucinare, studiare, organizzare feste, riparare oggetti, giocare ai videogiochi… anche qui avanti ad oltranza. Non tralasciare il fatto che puoi imparare a fare bene cose nuove seguendo corsi, partecipando a stage, esercitandoti… A questo punto, come ho anticipato qualche riga sopra, è necessario chiedersi:
  3. Di cosa il mondo ha bisogno? Trovare risposta a questa domanda è piuttosto semplice. In rete sono disponibili studi, report, analisi di mercato e con qualche ricerca mirata è possibile avere l’elenco dei lavori ricercati. Avere un’idea di ciò che è la realtà del mondo del lavoro, le dinamiche in essere e le prospettive future sarà di gran aiuto per capire la strada che si vuole seguire.Ed ora il quarto quesito:
  4. Per cosa potrebbero pagarti? Il lato economico non è un aspetto secondario. Si tratta quindi di capire quale propensione e inclinazione può diventare un lavoro, quali sono i prodotti e i servizi che hanno mercato e per i quali c’è qualcuno disposto a pagare per averli.

Le risposte a queste quattro domande sono sovrapponibili e si possono osservare elementi comuni.  Nelle intersezioni tra due aree, troviamo le prime risposte:

  • Ciò che ti piace fare e che ti riesce bene sono le tue passioni
  • Ciò che ti piace fare e quello di cui il mondo ha bisogno è la tua missione
  • Quel che ti riesce bene e per il quale ti potrebbero pagare è la professione
  • Quello per cui ti possono pagare e di cui il mondo ha bisogno è la tua vocazione

Visivamente il diagramma si presenta così:

 

Il vero obiettivo è quindi trovare ciò che è comune alle quattro aree, la croce su sfondo blu: quello è il proprio Ikigai, il lavoro, appunto, dei propri sogni, che ti piace, che sai fare bene, per cui ti posso pagano e di cui il mondo ha bisogno.

Questo metodo è uno fra tanti di quelli disponibili per l’orientamento professionale: io lo trovo semplice quanto efficace. E se pensiamo che sia troppo tardi per noi che abbiamo già un percorso avviato e che magari ci soddisfa appieno (anche se scelto con meno consapevolezza), potrebbe comunque essere interessante fare riflettere ed esercitare le nuove generazioni.

Quanto ho scritto fino a qui vuole anche evidenziare quanto sia importante l’orientamento professionale. In Italia purtroppo non se parla tanto; comunque – sul tema- il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha un’area dedicata a orientamento-e-formazione (a mio avviso al primo impatto la navigazione non è semplicissima, ma con un po’ di pazienza si possono trovare molte notizie interessanti, tra cui anche diversi eventi a cui eventualmente poter partecipare).

Per percorsi individuali personalizzati è anche possibile affidarsi a seri consulenti. Se vuoi maggiori informazioni, puoi contattarci attraverso la nostra mail academy@digital4pro.com .

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