Il limite di quest’ultimo modello è sicuramente costituito dall’assenza di interazioni e feed-back tra un comparto e l’altro. Si può infatti rilevare la presenza di alcuni feed-back, ma molto limitati, tanto da farlo sostanzialmente rimanere un modello prettamente sequenziale come i precedenti.
Tale limite viene superato dal successivo modello proposto da Kline, del quale ci occupiamo in questo appuntamento, denominato chain linked model. Gli elementi che lo compongono sono sinteticamente rappresentati nella figura.
La differenza fondamentale rispetto ai modelli descritti nei precedenti post è sicuramente che la struttura sequenziale viene utilizzata al fine di rendere più chiaro quali siano gli elementi, o meglio i settori, che vengono coinvolti nel processo d’innovazione.
Ciò che risalta maggiormente è sicuramente l’aggiunta, fondamentale, dell’aspetto della knowledge, ossia del sapere e della conoscenza come elemento distinto dalla mera tecnologia.
Per knowledge, oltre che per scoperte e teorie scientifiche, si intende anche la cosiddetta “prior knowledge”, ossia il sapere e l’istruzione degli individui stessi che lavorano e partecipano attivamente all’interno dell’impresa.
Ciò spiega perché alcuni individui vedono realizzabile una buona opportunità laddove altri non la vedono: questi posseggono infatti richer mental representations¹.
Il modello esteso presentato da Kline, è rappresentato come nella figura.
Lo schema non rappresenta un unico percorso di attività, ma ben cinque.Tutti i modelli fino ad ora presentati (Black Box, Technology Push, Demand Pull e Chain Linked) evidenziano come ci sia un’attenzione quasi morbosa verso quello che è il processo produttivo interno dell’azienda e verso un’innovazione che guarda solamente alla soddisfazione della domanda di un prodotto, il quale ha le caratteristiche di fisicità e del prodotto di produzione industriale.
Schumpeter², in realtà, pone in evidenza come l’innovazione possa riguardare livelli diversi rispetto quello inerente la tecnologia di per se, dando spazio ad un’innovazione trasversale e che prenda in considerazione ogni aspetto con cui l’impresa possa venire in contatto.
Schumpeter mette in luce la componente fondamentale, per cui il processo di innovazione può essere diverso dalla creazione di un qualcosa di completamente nuovo che rimpiazzi tutto quello che fino a quel momento era valido e presente.
L’innovazione ha infatti una declinazione che riscontra sempre maggior interesse e che riguarda la ricombinazione degli elementi endogeni o esogeni all’impresa, si tratti o no di introdurre elementi innovativi.
¹ Cognitive Process of Opportunity Recognition: The Role of Structural Alignment, D. A. Gregoire, P. S. Barr, D. A. Shepherd
² Schumpeter, 1934, riportato nel testo del libro “Il governo imprenditoriale” a cura di Cristiano Ciappei.