Arredo&Design: Carlo Sam, Chief Marketing Officer L&S – Digital4Pro

Arredo&Design: Carlo Sam, Chief Marketing Officer L&S

Human innovation: innovation with the human element at the center
29 Aprile 2020
Settore turismo: Roberto Huber, Direttore Generale Alta Badia Brand
1 Maggio 2020

L’Italia ha nell’arredo uno dei settori di maggior rilevanza, sia in termini nazionali sia di export. Come cambiano le dinamiche del mercato post crisi, e quale potrà essere la differenza nell’approcciare i due contesti (interno e internazionale)? Pensando alla supply chain, le difficoltà sopravvenute nella delocalizzazione della fornitura dei componenti e/o della produzione, che impatto avranno sulla filiera e sul valore del Made in Italy?

Il settore dell’arredo è universalmente riconosciuto come una delle massime espressioni del Made in Italy e delle capacità creative del design italiano; va pertanto preservato ed aiutato nel suo percorso competitivo globale. Le dinamiche dei prossimi mesi dipenderanno molto dalla capacità degli organismi politici a livello nazionale e UE di creare dei circuiti virtuosi a sostegno da un lato alla solidità finanziaria delle piccole medie imprese, che costituiscono il tessuto principale di questo settore, e dall’altro del sostegno alla capacità di acquisto dei consumatori finali. Senza considerare entrambe queste dimensioni, è difficile pensare ad una concreta ripresa del mercato, non potendo contare neanche sul traino della domanda estera, visto lo stato attuale dell’espansione COVID-19 nei principali mercati globali. In termini di cambio di approccio post-crisi, le dinamiche di mercato ci aspettiamo che rimangano simili al pre-crisi, se non probabilmente per una maggior attenzione agli stock di sicurezza, con gli attori che a tutti i livelli cercheranno di creare magazzini “cuscinetto” per fronteggiare in maniera più strutturata eventuali temporanee carenze di prodotto, componenti e materie prime. La completa o anche parziale chiusura delle frontiere per gli spostamenti delle persone, porterà ad un necessario ripensamento delle logiche commerciali, introducendo forzatamente diverse dinamiche di lancio di prodotto e supporto alla vendita, anche in settori dove il “rapporto personale” è tradizionalmente una delle chiavi di successo commerciale.

Si parla di un consumatore che da domani potrebbe manifestare valori, necessità e consapevolezze “nuove”.
È possibile ragionare su tipologie e insight di prodotto che potrebbero meglio rispondere a una nuova tipologia di domanda? L’artigianalità avrà un peso differente rispetto al passato?

…diverse dinamiche di lancio di prodotto e supporto alla vendita, anche in settori dove il “rapporto personale” è tradizionalmente una delle chiavi di successo commerciale

L’incisività e la stabilità nel tempo dei cambiamenti di approccio all’acquisto da parte dei consumatori dipenderanno molto dalla durata dello “stato di emergenza” e della convivenza con le relative restrizioni. Nel medio periodo i comportamenti sono molto meno elastici che nel breve, quindi non ci aspettiamo un così rilevante cambiamento delle dinamiche di mercato. Sicuramente tutti gli attori della filiera dovranno continuare ad investire nelle capacità di comunicazione e vendita online, ma si spera che questa crisi diventi anche un’opportunità per rivalutare il valore aggiunto dell’interazione fisica e personale nella fase di acquisto, bilanciando l’impulso del tutto e subito.

La crisi sta modificando sia i modelli distributivi sia quelli d’acquisto da parte dell’end user. Cosa implica questo nel rapporto produttore-punti vendita, e come cambierà il rapporto tra questi ultimi e il cliente finale?

Il confino forzato ha sicuramente accelerato l’uso delle piattaforme digitali come strumento di ricerca ed acquisto dei prodotti uscendo però, almeno temporaneamente, dalla logica dell’offerta al ribasso e della relativa tensione costante di prezzo. I punti vendita in questo scenario hanno la grande opportunità di rilanciare il valore aggiunto che possono offrire in termini di consulenza all’acquisto e disponibilità immediata di prodotto. Parimenti dovranno a loro volta investire molto di più nella comunicazione digitale per dare visibilità alle gamme prodotto disponibili nel punto vendita, relativi prezzi e servizi offerti, in modo da competere con i player online che fanno della visibilità di questi aspetti, uno dei loro punti di forza.

Le aziende hanno visto sconvolto i loro piani marketing con l’annullamento delle principali manifestazioni fieristiche. In futuro fiere ed eventi torneranno ad essere gli appuntamenti fondamentali per la proposta commerciale, o assisteremo a logiche ripensate? Quali strategie di marketing e comunicazione si stanno attuando in questa fase e quali linee guida vanno impostate in termini di comunicazione per il futuro?

Negli anni c’è stata una moltiplicazione di eventi fieristici più o meno simili, che hanno finito per superare in numero e frequenza la reale capacità delle aziende di proporre novità ed innovazione al mercato. Vediamo quindi un trend, iniziato già prima dell’emergenza COVID-19, di ripensare la partecipazione ad eventi fieristici andando ad essere molto più selettivi, considerando soprattutto gli eventi che meglio supportano la stagionalità di ciascun settore/mercato. In parallelo cresce la ricerca di un più frequente confronto qualitativo con i singoli clienti e prospect, offrendo loro esperienze meno generiche di quelle che necessariamente si possono proporre attraverso una fiera.

I punti vendita in questo scenario hanno la grande opportunità di rilanciare il valore aggiunto che possono offrire in termini di consulenza all’acquisto e disponibilità immediata di prodotto

 

Tratto da: 2facethechange by Pubblimarket2 (vedi documento)

Condividi su:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

EnglishFrenchGermanItalianRussianSpanish