Fare una corretta previsione di come cambierà il mondo del lavoro e di quali saranno le professioni maggiormente esposte è complesso, in quanto l’IA non è un’innovazione specifica di un settore, ma piuttosto una tecnologia trasversale a diversi settori.
Risulta comunque ragionevole pensare che potrebbero esserci professioni destinate a sparire, professioni emergenti e / o professioni influenzate sotto altri punti di vista. Infatti, a cambiare è il concetto stesso di “competenza” in quanto, affinché la macchina sia in grado di svolgere un lavoro, è necessario che l’uomo sia specializzato in quel compito e sappia comprendere a fondo il funzionamento della macchina.
Quindi, è abbastanza chiaro come l’IA inserita nel contesto lavorativo non abbia conseguenze solo sul lato produttivo di un’impresa ma anche sulla sua organizzazione e sui propri lavoratori.
Appare palese che l’IA inserita nel contesto dell’Industria 4.0 porterà notevoli benefici alle aziende. Ma, nel complesso,l’intero settore del lavoro si troverà di fronte ad un netto mutamento, che potrebbe avere allo stesso tempo un impatto sia positivo che negativo.
Infatti, se da un lato l’IA offre nuove possibilità di impiego, dall’altra è presente l’eventualità che il lavoro umano si veda sostituito dai robot AI- based. Questi ultimi, per come sono stati implementati, rendono un qualsiasi processo di lavoro più efficiente, generando tempi e costi inferiori rispetto a quelli che si sarebbero ottenuti se un dipendente umano avesse effettuato lo stesso compito. Se verranno distrutti alcuni posti di lavoro, l’IA comunque richiederà figure professionali molto specifiche e quindi è possibile che all’interno delle aziende i licenziamenti siano minori rispetto al previsto.
La robotica, grazie all’IA, è destinata a diventare il motore principale della competitività e della flessibilità nelle industriemanifatturiere su larga scala. Infatti, molte industrie manifatturiere di successo devono gran parte dei loro guadagni alla robotica, senza la quale non sarebbero state in grado di costruire solide basi operative. È quindi abbastanza chiaro come IA e robotica rientrino tra i temi che acquisteranno sempre più rilevanza col passare degli anni. Intatti, non si tratta solo ed esclusivamente di IA, ma anche della sua implementazione nei vari settori, tra cui quello della robotica.
L’essere umano ha già affrontato periodi di trasformazioni simili a questo, uscendone la maggior parte delle volte conqualcosa in più. Il settore tessile fornisce un esempio utile per lo studio del cambiamento tecnologico e delle implicazioni sul mercato del lavoro. Infatti, questo settore ha subito diversi miglioramenti nel tempo. Si è iniziato con la filatura manuale, per poi adottare la filatura a ruota, procedendo con la filatura con il telaio ed infine sviluppando una macchina automatizzata per la filatura. Grazie a quest’ultimo strumento, un singolo lavoratore fu in grado di produrre un output che avrebbe richiesto decine di altri lavoratori.
Come è facile immaginare, la riduzione del bisogno di manodopera nella produzione tessile ha portato ad un’agitazione popolare. I lavoratori disoccupati protestarono contro il nuovo sistema di produzione e in alcuni casi attaccarono le fabbriche sabotando o distruggendo le macchine. Il governo dell’epoca reagì dichiarando “rompere le macchine” un crimine punibile con la pena capitale. Coloro che si continuarono ad opporsi passarono alla storia con ilnome di Luddisti, dal loro leader Ned Ludd.
Figura 1 – The Leader of the Luddites, incisione del 1812.
Analizzando il contesto a distanza di anni, la preoccupazione riguardo la disoccupazione causata dalla tecnologia trovafondamento solo nel breve termine. Infatti, nel lungo termine, l’aumento la disoccupazione previsto non si è maimaterializzato.
Una visione del mercato del lavoro intuitiva, ma profondamente sbagliata del mercato, è pensare che esista una quota fissa di lavoro che può essere svolto sia da umani che da macchine. In accordo con questa visione, un aumento dell’uso dei macchinari nel processo produttivo necessariamente riduce il lavoro disponibile all’essere umano. Questo pensiero è fallace in quanto non riesce a riconoscere i due canali tramite cui è possibile creare nuovi posti di lavoro anche dalle nuove tecnologie.
In primo luogo, le nuove tecnologie sono spesso associate all’emergere di nuovi settori e occupazioni. Infatti, relativamente all’esempio sopra citato, lo sviluppo della macchina tessile e dei telai elettrici ha guidato alla creazione di molti posti di lavoro nel nuovo settore della produzione di macchine. In secondo luogo, la produzione di massa nel settore tessile ha portato ad una riduzione del prezzo dei vestiti. Questo declino del prezzo ha permesso ai consumatori di comprare più vestiti con lo stesso ammontare di soldi, o di comprare lo stesso ammontare di vestiti adun costo più basso aumentando così la spesa per altri beni e servizi.
Come ulteriore conseguenza, l’aumento della domanda di vestiti e di altri output ha guidato ad una maggiore produzione e all’aumentare dell’occupazione in altri settori dell’economia (in particolare in quelli non direttamente esposti alle tecnologie labor- saving).
In conclusione, questo esempio mostra come, nel lungo periodo, il cambiamento tecnologico non elimini totalmente l’occupazione ma piuttosto tenda a cambiarne fortemente la composizione. Infatti, ignorando l’emergere di nuoveopportunità di lavoro in presenza di cambiamenti tecnologici, molti sono caduti vittima del “luddite fallacy”, ovvero l’errore commesso da chi affronta l’argomento della disoccupazione tecnologica senza tenere conto degli effetti di compensazione prevedendo, erroneamente, una disoccupazione di lunga durata.
Come appena visto attraverso l’esempio della distruzione del telaio automatico nel 1811 da parte di Ned Ludd e dei suoi seguaci (i Luddisti), i lavoratori si sono sempre preoccupati che l’automazione possa mettere a rischio il propriolavoro.
Gli economisti hanno rassicurato i lavoratori che sarebbero stati creati nuovi lavori anche nel caso in cui un vecchio lavoro fosse eliminato. Tuttavia, questo fatto empirico non ha una legge economica come fondamento che dimostri come tale processo avvenga periodicamente.
Facendo un salto indietro nel tempo, l’economista britannico David Ricardo, ha sviluppato un modello astratto che mostra la possibilità di una disoccupazione tecnologica. Alla base di questo modello vi è il fatto che, ad un certo punto, a seguito di uno sviluppo tecnologico che porti le macchine a sostituire il lavoro umano, lo stipendio di equilibrio deilavoratori potrebbe scendere così tanto da finire sotto il livello necessario per la sussistenza. Quindi, un essere umanorazionale non troverebbe il motivo di iniziare a lavorare, e i lavoratori sarebbero incentivati ad accettare ladisoccupazione lasciando le macchine a spartirsi la quota restante del lavoro. Perciò, è vero che le tecnologie di IA permetterebbero di sviluppare tecniche di lavorazione smart ma non approcciarsi con esse alla giusta maniera rischiadi vanificarne i vantaggi. Quindi, è di elevata importanza comprendere a fondo l’utilizzo dell’IA, in particolare capirecome questi nuovi sistemi aggiungerebbero valore all’attività e agli output di un’impresa.
Figura 2 – Ritratto di David Ricardo di Thomas Phillips.
Attraverso uno studio del Pew Research Center, è stato chiesto a 1.896 esperti quale potrebbe essere secondo lorol’impatto delle tecnologie emergenti sui posti lavoro. Come risultato, metà di questi esperti (precisamente il 48%) immagina un futuro in cui robot e agenti digitali sostituiscono gran parte della forza lavoro attuale. Questi timori sonostati ripresi nuovamente in successive analisi che mostrano come l’automazione sia in grado di sostituire dal 14% al54% dei posti di lavoro. Ad esempio, un’analisi di Bruegel ha rilevato che il 54% dei posti di lavoro nell’Unione Europea sono a rischio.
Nel frattempo, due ricercatori dell’Università di Oxford Carl, Frey e Michael Osborne, hanno studiato 702 gruppi di lavoro e hanno scoperto che il 47% dei lavoratori statunitensi ha un’alta probabilità di vedere automatizzarsi il propriolavoro nei prossimi 20 anni.
Inoltre, secondo i dati del World Economic Forum “l’effetto sarà la creazione di 2 nuovi milioni di posti di lavoro e la sparizione di altri 7 milioni, con un saldo netto negativo di oltre 5 milioni di posti di lavoro.
A livello di gruppi professionali le perdite si concentrerebbero nelle aree amministrative e della produzione: rispettivamente 4,8 e 1,6 milioni di posti distrutti”. Tuttavia, nonostante questo bilancio drammatico, sempre secondo la stessa ricerca, tali perdite saranno compensate parzialmente dall’area finanziaria, dal management, dall’informatica e dall’ingegneria.
È quindi abbastanza chiaro che la sola idea di introdurre l’IA nei posti lavoro genera notevoli preoccupazioni se si fa affidamento solo su questi numeri. Tuttavia, è bene considerare anche le diverse opportunità che si mostrerebbero a seguito di questa ondata di innovazioni. Infatti, l’IA non porterebbe soltanto distruzione, ma mostrerebbe nuovi orizzonti ancora da esplorare come la necessità di creare nuovi corsi che facilitino lo sviluppo delle nuove abilità necessarie ad interagire con le nuove tecnologie.
Infatti, da quando l’automazione ha messo piede nell’ambiente lavorativo, si sta viaggiando verso un mutamento delleabilità richieste. Perciò, come si può intuire, inserire l’IA nelle attività aziendali potrebbe comportare la necessità di svolgere alcuni learning che permettano ai dipendenti di sviluppare le conoscenze e le competenze necessarie perun corretto utilizzo di questi moderni strumenti. In merito a questo punto, ci sono notizie positive per le organizzazioni che intendono approcciarsi a questo nuovo mondo. Prima di tutto, le abilità necessarie allo sfruttamento dell’IA si stanno diffondendo velocemente. Infatti, anche se non ci sono abbastanza data scientist e esperti di ML in circolazione, la richiesta di quest’ultime risorse viene soddisfatta da corsi educativi online (o e-learning) e dalle università impegnate su questo nuovo fronte.
Inoltre, sempre con lo scopo di munirsi di risorse competenti, le aziende interessate possono utilizzare piattaforme online per lo scouting di nuovi talenti e / o esperti in ML. È quindi interesse delle imprese fare in modo che la nascita di questi nuovi strumenti e il loro continuo sviluppo si incontri con un aumento del numero dei soggetti che siano in grado di interagirci così da generare output sempre migliori e in maniera più efficiente.
Questo complicato momento storico potrebbe finire per avere un impatto positivo sulla produttività a favore del reddito.Si pensa che in futuro il salario sarà legato alla capacità di interagire e lavorare in simbiosi con le macchine. L’IA, del resto, amplifica le capacità cognitive umane portando persone e macchine a necessitare l’una dell’altra creando un contesto in cui l’integrazione tra uomo e macchina sarà alla base dell’attività produttiva di un’azienda. Perciò, passare a tecniche di lavorazione intelligente impone anche investire nel personale. Una parte dovrà necessariamente essere riqualificata, in modo tale che sappia muoversi nella smart factory. In aggiunta, è importante anche che le aziende valutino la possibilità di assumere nuove figure, appositamente pensate per guidare il cambiamento aziendale e pergestire i nuovi metodi lavorativi.
Come conseguenza, questo meccanismo porta all’instaurarsi di un circolo virtuoso dove, aumentando la domanda di nuove figure professionali, tende a crescere anche il bisogno di corsi di formazione sempre più aggiornati. Tutto questoporterà a sua volta alla creazione di attività lavorative nuove e perciò di figure professionali che oggi ancora non esistono. Infatti, aumenterà la valorizzazione delle professioni digitali e si stima che la domanda di talenti digitali crescerà a dismisura, aumentando in maniera esponenziale entro i prossimi anni. Si può dedurre da tutto questo,che l’introduzione dell’IA non porterà ad un’economia stagnante ma, in maniera opposta, farà avviare un processo dinamico in cui l’aumento della domanda stimolerà l’offerta così da generare, almeno per un determinato periodo, nuove opportunità.
Si analizzi ora la relazione che potrebbe esserci tra IA, le abilità dei lavoratori e il loro premio salariale. I ricercatori hanno osservato che la differenza di salario tra i lavoratori laureati e quelli con livello di istruzione inferiore è aumentata notevolmente durante il precedente decennio.
Una delle ipotesi principali per spiegare l’aumento di questa disuguaglianza è la teoria dello “Skill-Biased Technological Change” (SBTC). Secondo quest’ultimo punto di vista, le macchine e l’IA applicata ad esse aumenterebbe la produttività di tutti i lavoratori, ma i guadagni di produttività sono maggiori per i lavoratori che sono più istruiti (high-skilled). Il crescente vantaggio in termini di produttività generato dai lavoratori istruiti aumenta ladomanda delle imprese per questo tipo di lavoratori. L’aumento della domanda coincide con una rapida crescitadell’offerta dei lavoratori più abili, così il livello di educazione medio aumenta drasticamente in tutte le regioni del mondo. Finché la crescita della domanda dei lavoratori high-skilled sarà maggiore della crescita dell’offerta, quest’eccesso porterà ad un aumento degli stipendi di questo tipo di lavoratori e così ad una disuguaglianza di stipendinel mercato del lavoro. Attraverso la teoria SBTC, l’IA è vista come la continuazione di una lunga sequenza di innovazioni tecnologiche che hanno favorito maggiormente i lavoratori con una più alta educazione.
Secondo uno studio condotto da Aghion, Bergeaud, Blundell e Griffith c’è una relazione tra l’innovazione e il redditomedio salariale tra le imprese. Osservando la figura 17, notiamo che più la spesa di un’impresa in R&D è elevata piùsono alti gli stipendi dei dipendenti di tali imprese. Queste imprese impiegano una maggiore frazione di lavoratori con high-skill rispetto alle imprese che investono meno in R&D. Questo ci porta ad osservare che le imprese più innovative(con maggiori investimenti in R&D) tendono ad esternalizzare le attività che richiedono abilità minori. Osservando invece la figura 18, risulta che più gli investimenti in R&D sono alti e più i rispettivi lavoratori hanno uno stipendio medio maggiore. Inoltre, i lavoratori low-skilled beneficiano maggiormente (rispetto ai lavoratori high-skilled) dallavorare in un’impresa che investe in R&D, in quanto questi ultimi hanno uno stipendio di poco più alto rispetto a quelli (dello stesso tipo) che lavorano in imprese meno innovative.
Figura 3 – Logaritmo del salario orario e intensità della spesa in R&D [Fonte Aghion, Bergeaud, Blundell e Griffith].
Figura 4 – Logaritmo dello stipendio orario dei lavoratori con diverse abilità e intensità della spesa in R&D [Fonte: Aghion, Bergeaud, Blundell e Griffith].
La ricerca condotta da Aghion, Bergeaud, Blundell e Griffith ha condotto al raggiungimento di un altro risultato importante, ovvero all’impatto che l’IA avrebbe sull’organizzazione delle imprese. Infatti, l’esito della loro ricerca mostra come le imprese che innovano maggiormente abbiano un grado di complementarità più alto tra i lavoratori low-skilled egli altri fattori di produzione (capitale e lavoro high-skilled). Con i loro studi, i ricercatori vogliono notare come l’IA impattisulla forma organizzativa delle imprese e in particolare sulla complementarità e sostituibilità tra i lavoratori con differenti livelli di abilità. Per spiegare meglio questo concetto, si provi ad immaginare come vengono risolti i problemi all’interno di un’azienda: lavoratori low-skilled riescono a risolvere da soli i problemi più semplici mentre quelli più difficili vengonoinviati a monte ai lavoratori high-skilled. In particolare, in un’azienda innovativa, sono presenti molti più problemi ardui da risolvere e questo fa aumentare il valore del tempo degli impiegati high-skilled. Questo a sua volta, rende ancora più importante assumere impiegati low- skilled a valle ma con grandi capacità di risolvere i problemi così da evitare che questi vengano passati a monte, lasciando più spazio ai lavoratori high-skilled per risolvere i loro problemi. Questa grande complementarità tra i lavoratori non abili e gli altri fattori di produzione nelle imprese più innovative ha portato ad aumentare il loro potere contrattuale. Inoltre, alcuni recenti studi empirici hanno mostrato che la rivoluzione digitaleha guidato le imprese ad eliminare lo strato medio dell’organizzazione gerarchica guidando le imprese verso organizzazioni sempre più flat. Con il miglioramento dell’IA e delle tecnologie AI-based questo andamento dovrebbe continuare a rinforzarsi.
Un altro aspetto interessante da considerare è come varierà lo span of control dei dirigenti dell’impresa. In particolare, grazie all’IA e al conseguente miglioramento del monitoraggio dei delegati, l’attività di delega sarà più semplice e meno costosa. Questo lascia facilmente immaginare che grazie all’IA le imprese tenderanno ad avere strutture più piatte e integrate orizzontalmente con un’espansione dell’attività dell’impresa a prodotti, processi e know-how affini alla filiera tecnologico-produttiva già esistente.
Nonostante i cambiamenti che questa tecnologia apporterebbe ai lavoratori, una ricerca condotta dalla società di consulenza strategica Bain & Company, mostra come, entro il 2030, l’automazione potrebbe incrementare laproduttività del lavoro in media del 30% in più rispetto al 2015. Tuttavia, dalla figura 19 è possibile osservare che quest’aumento della produttività varia di settore in settore, andando da un aumento relativamente modesto del settore sanitario ad un incremento notevole del settore manifatturiero, del retail e dei trasporti. L’impatto di questo cambiamento sul tasso di crescita annuale dipende da quanto velocemente quest’ultimo avviene. Infatti, la crescita della produttività varia da un minimo di 0,6% per anno ad un massimo di 4,5%, con una media del 2 o 3% annuo.
Nonostante questo aumento della produttività sia tendenzialmente positivo, in quanto consente alle aziende e ai settoridi produrre di più impiegando meno risorse, esso ha anche un lato negativo. Infatti, un aumento della produttività diquesto tipo può causare notevoli danni all’occupazione. Quindi, la società Bain, al fine di analizzare la portata potenziale delle perdite relative ai posti di lavoro nel settore dei servizi degli Stati Uniti, ha lavorato su una ricerca condotta dall’Università di Oxford che esamina le attività lavorative misurate secondo uno specifico parametro: facilmente automatizzabili e non facilmente automatizzabili. Comunque, nonostante tali stime siano relative agli USA, è alquanto probabile che i risultati siano validi nella maggior parte delle economie avanzate e in fase di sviluppo. I risultati di questa ricerca mostrano che l’automazione potrebbe eliminare fino al 50% di tutti i lavori attuali. Per arrivare a una stima veritiera del probabile impatto dell’automazione, è stato esaminato il contesto di mercato entro cui tale fenomenopotrebbe verificarsi, considerando quattro fattori principali:
Utilizzando questi quattro fattori, hanno segmentato l’intera forza lavoro statunitense in categorie distinte. In tutto, hanno esaminato oltre 16.000 combinazioni di compagnie e posti di lavoro. Hanno utilizzato un campione bilanciato dioltre 130 singole categorie industriali e di lavoro in dettagliati casi studio che vanno dagli assistenti di assistenzainfermieristica e assistenti di volo ai sottoscrittori assicurativi ai management analyst. Questo metodo ha permesso dicalibrare le loro scoperte sulla base del livello di automazione possibile e probabile dato il progresso tecnologico nel prossimo decennio.
Figura 5 – Aumento della produttività nei vari settori dal 2015 al 2030 [Fonte: Bain & Company].
Sempre secondo le ricerche condotte dalla società Bain & Company, entro il 2030, i datori di lavoro avranno bisogno di un minor numero di lavoratori, in particolare tra il 20% e il 25%, equivalenti a 30 milioni e 40 milioni di posti di lavoro negli Stati Uniti (vedi figura 20).
Le tecnologie AI-based influenzeranno in modo diverso ogni settore e professione. In alcuni casi, i costi inferiori derivanti dall’automazione combinati con l’elevata domanda di beni o servizi potrebbero aumentare i posti di lavoro in un dato settore.
Molti settori saranno in grado di ridurre i costi operativi del 10% o più, incluse alcune delle più grande società operanti nel settore dei servizi come il commercio al dettaglio e la ristorazione.
Figura 6 – Posti di lavoro eliminati negli USA dall’automazione nel 2030 [Fonte: Bain & Company].