I Big Data come strumento di innovazione – Digital4Pro

I Big Data come strumento di innovazione

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1.  I Big Data come fenomeno in crescita

Il concetto di big data può essere definito come: “qualsiasi data set che superi i confini e le normali capacità di elaborazione della tecnologia dell’informazione[1]”.

Il ricorso massivo ai Big Data deriva dalla diffusione delle tecnologie Web 2.0, ossia quelle piattaforme che permettono agli utenti di interagire attivamente sul Web[2].

Oggi i dati vengono prodotti in maniera pressoché continua in molteplici modi: post e commenti sui social network, sensori installati sulla linea di produzione, sistemi di identificazione basati sulla radiofrequenza e sistemi GPS all’interno degli smartphone che rilevano la localizzazione geografica.

L’incremento dei dati a disposizione è dovuto prevalentemente alla diffusione dei sensori dell’Internet of Things. Grazie a questi, infatti, oggi qualsiasi oggetto è potenzialmente un produttore autonomo di dati. Per questi motivi è stata coniata l’espressione “Datafication of the world”, attraverso la quale si indica il passaggio della società dall’approccio analogico verso quello digitale[3]. Ciò è dovuto al fatto che le persone e le organizzazioni sono costantementeconnesse, per cui si possono raccogliere dati su qualsiasi cosa, in qualunque luogo e in qualunque momento.

A tal proposito, si riporta un grafico che dimostra la crescita della quantità di dati a disposizione avvenuta negli ultimi anni e una stima relativa all’andamento futuro.

 

Figura 1 – Andamento del volume dei dati disponibili a livello mondiale (l’unità di misura è lo  zettabyte) [Fonte: https://www.statista.com/statistics/871513/worldwide-data-created/ ].

 

2.  Le 5 principali caratteristiche dei Big Data

Il grafico evidenzia come il volume complessivo dei dati creati a livello mondiale sia in crescita oramai da oltre undecennio. In più, si nota come questa tendenza è destinata a ripetersi in maniera ancora più significativa nei prossimi anni. Di conseguenza, si comprende come per le organizzazioni sia importante sfruttare questa risorsa per mantenereelevata la propria competitività sul mercato.

Una migliore spiegazione del fenomeno dei big data può essere fornita analizzando le sue  5 principali caratteristiche, conosciute anche come le 5V[4]:

  • Volume: si riferisce alla grande quantità di dati a disposizione. A tal proposito, l’espressione big data viene utilizzata soltanto se i dati superano i limiti dei tradizionali sistemi di elaborazione e di archiviazione Questa caratteristica deve essere intesa in senso dinamico, visto che le dimensioni dei big data, come già evidenziato, continuano a crescere giorno dopo giorno. Secondo alcuni studiosi, tuttavia, ciò che realmente interessa alle organizzazioni non è il semplice volume, quanto piuttosto la capacità dei dati di essere intelligenti, cioè in grado di fornire informazioni utili a livello di business. Per questo motivo, l’attributo del volume può essere sostituito con quello della granularità, la quale indica il livello di dettaglio che i dati consentono di raggiungere nell’analisi e nell’interpretazione degli eventi aziendali rilevanti;
  • Velocità: riguarda sia la velocità con la quale i dati vengono prodotti che quella necessaria per Quest’ultima è fondamentale, in quanto i dati devono essere esaminati in maniera istantanea al fine di creare valore e di ottenere un vantaggio competitivo nei confronti della concorrenza;
  • Varietà: fa riferimento all’eterogeneità strutturale del data set, sia relativamente alla tipologia e alla natura dei dati che lo compongono, che alle fonti da cui essi In base alla loro tipologia, come già visto, i dati possono essere classificati in strutturati e non strutturati. I primi sono semplici da gestire in quanto organizzati secondo schemi predefiniti. I secondi invece sono più complessi da esaminare, poiché provengono da molteplici fonti. Tuttavia, è fondamentale per le organizzazioni perfezionare l’analisi di questa seconda tipologia, visto che, secondo alcune ricerche, essi costituiscono circa l’80% dei dati complessivi a disposizione;
  • Veridicità: indica la prevedibilità, l’affidabilità e l’accuratezza dei dati e conseguentemente anche delle analisi che si basano su di essi. Non è sempre facile garantire questo attributo, visto che i dati provengono da fontidifferenziate e richiedono dunque complesse tecniche di indagine;
  • Valore: segnala la misura in cui i dati generano delle intuizioni che sono utili e valide ai fini del processo decisionale organizzativo. Talvolta, gli studiosi utilizzano questo termine anche per riferirsi alla bassa densità di valore che contraddistingue i big data, visto che le informazioni effettivamente utili ai fini organizzativi sonoridotte rispetto alla grande mole di dati che viene raccolta
CARATTERISTICA DESCRIZIONE
Volume Grandi quantità di dati che superano le capacità dei tradizionali sistemi di elaborazione e archiviazione aziendali
Velocità Si fa riferimento sia alla rapidità con cui vengono prodotti che alla tempestività con cui devono essere analizzati
Varietà Si indica l’eterogeneità del data set, con riferimento sia allatipologia e alla natura dei dati che lo compongono che alle fonti da cui provengono
Veridicità Si riferisce all’accuratezza dei dati e all’affidabilità delle analisi che si basano su di essi
Valore Segnala la capacità dei dati di fornire informazioni utili a livello di business

Tabella 1 – Caratteristiche dei big data [Fonte: Pighin, M., & Marzona, A. (2018)].

 

3.  I Big Data come elemento di complessità

A livello organizzativo, si può affermare che, almeno inizialmente, i big data rappresentano un elemento di complessitàper i seguenti motivi:

  • Vengono generati dagli utenti in contesti diversi rispetto a quello aziendale;
  • Hanno delle peculiarità che li differenziano dai dati normalmente trattati nelle organizzazioni;
  • I modelli di elaborazione e di archiviazione tradizionali si rivelano inefficaci al loro.

 

4.  I Big Data come strumento di innovazione

Nonostante queste apparenti criticità, i big data rappresentano uno strumento fondamentale, in quanto permettono ai manager di acquisire una conoscenza più approfondita del loro business, che consente loro di prendere decisioni più efficaci e di migliorare le performance globali.

A livello generale, si può sostenere che le decisioni guidate dai dati sono potenzialmente migliori, perché basate sull’evidenza empirica e non sull’istinto e sull’esperienza dei decisori.

Per sfruttare questi vantaggi, però, occorre che le organizzazioni adottino delle adeguate tecniche di analisi dei big data. Con quest’ultima espressione si indica il processo di analisi di grandi moli di dati volto a individuare linee evolutive nascoste, correlazioni e altre informazioni utili a supportare il processo decisionale[5].

A dimostrazione della significativa importanza rivestita dai big data, si riporta un grafico che evidenzia la crescita difatturato a cui è andato incontro il mercato dell’analisi dei dati negli ultimi anni.

 

Figura 2 – Andamento del fatturato del mercato dei big data a livello mondiale (i valori del grafico sono in miliardi di dollari) [Fonte: https://www.statista.com/statistics/472934/business- analytics-software-revenue-worldwide/ ].

Dai dati a disposizione si evince che il mercato dei big data ha attraversato un periodo di crescita negli ultimi anni, fatta eccezione per l’anno 2015. In particolare, il suo valore complessivo è sostanzialmente raddoppiato nel periodo che va dal 2011 al 2019. Ciò a ulteriore dimostrazione del fatto che le organizzazioni necessitano di potenziare le fasi di raccolta, archiviazione e analisi dei dati, per mantenere e rafforzare la propria posizione sul mercato negli anni avvenire.

 

5.  Le principali tecniche di analisi dei Big Data

Le principali tecniche di analisi dei big data possono essere classificate in questo modo[6]:

  • Analisi descrittiva: ha come scopo principale quello di comprendere cosa è accaduto, tramite la descrizione di un evento o di una situazione. È la tecnica più comune e sfrutta prevalentemente le conoscenze statistiche. Può essere utilizzata per il monitoraggio costante di alcuni sistemi aziendali;
  • Analisi diagnostica: consente di comprendere le ragioni per cui un determinato fatto è avvenuto. Pertanto, riprende la logica alla base delle relazioni di causa- effetto;
  • Analisi predittiva: cerca di prevedere ciò che può accadere nel futuro sulla base dei dati storici a disposizione. In genere, conduce alla costruzione di un modello che effettua ipotesi, utilizzando prevalentemente tecniche statistiche e di probabilità;
  • Analisi prescrittiva: è una tecnica di ottimizzazione, per cui cerca di fare in modo che una situazionedesiderata si verifichi effettivamente nella realtà. Per far ciò, sviluppa un meccanismo in grado di condurre gli eventi e le persone coinvolte nella direzione
TECNICHE DI ANALISI DEI

BIG DATA

DESCRIZIONE
Analisi descrittiva Descrive gli eventi aziendali che si sono verificati
Analisi diagnostica Individua le motivazioni per cui un fatto si è verificato
Analisi predittiva Prevede gli eventi che possono avvenire in futuro sfruttando

i dati storici

Analisi prescrittiva Cerca di fare in modo che una situazione desiderata si

verifichi nella realtà

Tabella 2 – Principali tecniche di analisi dei big data [Fonte: CGMA (2016)].

 

6.  I Big Data e l’organizzazione aziendale

Per sviluppare questi metodi, le organizzazioni hanno due soluzioni principali a loro disposizione, ovvero la possibilità di realizzare un’unità organizzativa interna deputata all’analisi dei big data, guidata da un Chief Data Officer, oppure quella di esternalizzare tale attività.

Entrambe possono condurre ai risultati desiderati e la scelta finale dipende prevalentemente dalle esigenzeorganizzative e dalle competenze tecnologiche possedute. È importante poi che i centri di analitica utilizzino tutti i dati aloro disposizione. Soltanto in questa maniera, infatti, è possibile individuare delle correlazioni nascoste e talvolta ancheimprevedibili, che permettono alle organizzazioni di effettuare le scelte migliori.

Infine, per mettere a frutto tutti i potenziali benefici, è necessario effettuare anche un cambiamento dal punto di vista culturale. In particolare, è opportuno che i manager adottino una nuova forma mentis, secondo la quale bisogna arrendersi ai dati, poiché questi conducono mediamente a decisioni migliori. In questo ambito potrebbero venirsi acreare dei conflitti, perché per alcuni dirigenti è complesso abbandonare l’idea secondo cui le scelte vengono prese sulla base dell’esperienza e dell’intuito personali[7].

Per mitigare questa problematica, può essere conveniente coinvolgere un esperto di dati nella formulazione delle strategie generali e dei piani di investimento. Soltanto in questa maniera è possibile trasformare i dati grezzi in una risorsa cruciale a livello organizzativo[8]. Una volta superata questa fase, le organizzazioni possono usufruire deimolteplici vantaggi generati dai big data.

 

7.  Il caso Sears Holding

Ricollegandoci al capitolo precedente, si può affermare che essi si trovano alla base di alcune innovazioni apportate nell’area marketing. In questo senso, un esempio concreto deriva da Sears Holding, azienda statunitense attiva nelsettore della grande distribuzione. Quest’ultima, infatti, grazie all’analisi dei big data, è in grado di realizzare offerte ad hoc per la propria clientela in tempi brevi. Come afferma il direttore tecnico, il tempo necessario per elaborare eformulare una promozione è calato da circa 2 mesi a 1 settimana. In più, tali offerte sono migliori, in quanto più accurate, più rapide e più personalizzate[9]. Un’altra esemplificazione delle potenzialità dei big data a livello organizzativo è data da Siemens Gamesa, azienda leader a livello mondiale nel settore delle energie rinnovabili.

Quest’ultima ha dotato di sensori le sue oltre 10 000 turbine eoliche distribuite in tutto il mondo. In questo modo, si raccolgono oltre 200 gigabyte di dati quotidianamente, i quali vengono poi inviati a un centro diagnostico situato in Danimarca. Qui, tramite l’analisi dei big data e il monitoraggio continuo, i dati grezzi vengono trasformati in informazioniutili a livello di business. In particolare, si riescono a prevedere eventuali guasti alle turbine, in modo tale da ridurre la manutenzione non pianificata e i tempi di fermo, e da aumentare le settimane di produzione attiva e i mesi di vita dellemacchine[10].

 

Bibliografia

 

Note

[1] Daft R. L. (2021), op. cit., 351.

[2] Pighin, M., & Marzona, A. (2018). Sistemi informativi aziendali: ERP e sistemi di data analysis. Pearson, 350.

[3] Bhimani, A., & Willcocks, L. (2014). Digitisation, Big Data and the transformation of accounting information.Accounting and Business Research, Taylor & Francis, Vol. 44 No. 4.

[4] Pighin, M., & Marzona, A. (2018), op. cit., 352-353.

[5] Tabesh, P. (2021), op. cit., 2.

[6] CGMA (2016). Business Analytics And Decision Making. Baseline.

[7] Daft R. L. (2021), op. cit., 354-355.

[8] Chakraborty, A. (2021), op. cit.

[9] McAfee, A., & Brynjolfsson, E. (2012). Big data: the management revolution. Harvard business review, 90(10), 64-65.

[10] Daft R. L. (2021), op. cit., 353.

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